12/03/10

Luoghi, città (per tribù senza terra)

Sono passati tre anni, ma quella W è sempre là, dritta, imperterrita, come una metro presa per il culo. "Mbè?! L'avranno montata a rovescio!", dicevano ad alta voce, qualche giorno fa, dei ragazzini romani in gita nella città, senza tradire alcuna ironia.
In Piazza Re Enzo, cuore storico di Bologna, a due passi dalla fontana del Nettuno, la W svetta ancora come un totem 'senza senso', a segnare forse qualcosa di esoterico avvenuto nella adiacente Galleria d’Accursio. Ogni tanto qualcuno, investito da una fantasia che non ha riscontro con alcuna realtà oggettiva, cerca di porre delle domande, a cui seguono risposte altrettanto fantasiose. Ricordo di avere letto la risposta data dalla giornalista Gaia Giorgetti con piglio assessoriale a un lettore del Corriere di Bologna, che chiedeva chiarimenti sulla funzione di quella W: "La W bianca in campo rosso indica molto probabilmente la zona wireless di piazza Maggiore, quell'area da dove ci si può collegare a internet senza pagare canoni e abbonamenti vari... Un ottimo servizio per i nostri giovani e un modo intelligente per mettere in collegamento la nostra bella piazza con il mondo intero". Sì, il wireless in effetti c’era, ma non aveva niente a che fare con quell’insegna, se non appunto la condivisione di una misera lettera.
Nel frattempo, esattamente a un anno di distanza, un’altra W è comparsa per clonazione non lontano dalla prima, in prossimità del sottopassaggio di via Ugo Bassi. La comunità cittadina ha così ripreso a interrogarsi sul significato recondito di quella doppia insegna, animando numerosi blog che, tra il serio e il faceto, cercavano di fare il punto sulla questione. Cito alla rinfusa, ma fedelmente, alcune risposte in forma di quesito: un ennesimo Mc Donald’s? Una toilette? Un WC? Una Wetro (la prima metropolitana in cristallo di Murano)? Una fermata del wauotobus? La pubblicità del modesto snack bolognese, il wafferati? Una 'Wiz', abbreviazione di 'Pinball Wizard', ottima location per un Museo del Flipper? La famosa Weltropolitana: parte da Bologna e arriva a Roma? Sta per W LA FOCA? Sarà mica ispirata al mondo Unix per comunicare informazioni? Oppure a Windows? La W potrebbe essere che ritorna Walter Vitali sindaco? Domani aggiungeranno 'LA', dopodomani 'FI' e poi lunedì 'CA'? Indica West, ovvero l'Ovest?
In attesa che il Comune di Bologna si esprima su quale uso fare di queste due insegne, una terza W è appena stata eretta nell’aiuola spartitraffico tra via Riva di Reno e Piazza Azzarita, vicino al palazzetto dello sport. Tutti luoghi evidentemente privi di qualsiasi epica metropolitana, zone in cui lo sguardo transita senza meta, attivate nella percezione del passante distratto proprio da questi indizi anomali.
Noi che apparteniamo alla micro comunità, o tribù, delle arti sceniche, a quel 'teatro' che è diventato sempre meno 'teatro' e sempre più una 'cosa', noi – dico - sappiamo bene come collocare quelle insegne nella nostra topografia sensoriale. Sono 'opera' - una e trina - di Kinkaleri per F.I.S.Co., concretamente un’opera d’arte, posizionata in un contesto urbano: una specie di ironico sberleffo al paesaggio, neanche troppo sottile vagheggiamento di un progetto di metropolitana, sempre più abortito dall’amministrazione comunale. Ma allo stesso tempo sono il residuo di un’azione, rilevatrici e tracce di una sosta performativa avvenuta esattamente in quei luoghi dove adesso si trovano le quattro W: Wanted (2007), Wasted (2008), Wrestling (2009),Waudeville (2010), a ipotizzare una nuova mappa concettuale della città. Perciò non una funzione di pubblico interesse nella comune accezione di 'uso' (come vorrebbe la triste prospettiva 'vespasiana' del cittadino-utente, sempre pronto ad esaltarsi di fronte al convincente rapporto qualità-prezzo delle opere di chiara e pubblica utilità), piuttosto il battesimo del luogo “come varco tra il concreto e il pensiero, tra lo stato delle cose e le declinazioni del possibile”.
Fabio Acca
da catalogo Tribù, F.I.S.C.o 09